Il campo A di Gris

ARTICOLO DEL MESSAGGERO VENETO DEL 02.11.2013

Un cippo sul campo della morte

E' stata collocata con una targa a Gris di Bicinicco, dove furono deportati migliaia di sloveni e croati

BICINICCO. Si è emozionato, ieri, Tito Mance di Rijeka, quando ha rivisto i luoghi in cui fu tenuto prigioniero, assieme alla madre. Aveva soltanto dieci anni. Ricorda tutto: le baracche e anche chi si privava dell’unica minestra per farlo sopravvivere. Era il 1942, nel campo di concentramento di Gonars, campo A, in territorio di Gris di Bicinicco. Fino a ieri, sul posto, nessun segno ricordava quel terribile luogo, come invece accade, sulla strada Napoleonica, a qualche centinaio di metri, per il campo di Gonars, articolato in campo A e campo B. Da ieri invece, per iniziativa del Comitato per la vita del Friuli rurale, un cippo e una targa ricordano le “migliaia di uomini, donne e bambini sloveni e croati strappati alla loro terra dall’invasore fascista e quivi deportati in condizioni disumane; centinaia i morti di stenti, precipitati nell’oblio”. Dopo la cerimonia in cimitero, all’Ossario delle vittime del campo, a ricordare questo luogo e la sua storia è stata la storica Alessandra Kersevan. Il campo fu realizzato nell’autunno 1941 per accogliere i prigionieri di guerra russi. Poi diventò il luogo dove furono internati i civili provenienti dall’allora Jugoslavia. Nel Campo A e B, nella primavera 1942, si imprigionarono dapprima uomini, poi soprattutto vecchi, donne e bambini fino a che nell’estate 1942, i due recinti, costruiti per 2800 persone, ne stiparono oltre 6000. La fame, il freddo, gli stenti causarono la morte di centinaia di persone, specialmente nell’inverno. La notte di Capodanno tra il ‘42 e il ‘43 furono in 18 a perdere la vita. Fino all’8 settembre qui morirono circa 500 persone. «Il caso del campo di concentramento di Gris – ha dichiarato il presidente del Comitato, Aldevis Tibaldi - è la più eclatante dimostrazione che siamo alla deriva. La memoria dei fatti, che hanno macchiato la dignità del nostro popolo e l’eroica guerra di Liberazione sono state messe all’angolo. E’ importante ricordare. Qui invece si è scelto perfino di togliere la terra sotto quello che fu il campo di concentramento. Si è realizzata una cava, eliminando la memoria, cancellando i luoghi. E l’attuale amministrazione regionale ha autorizzato altri cinque anni di attività estrattiva». Tibaldi ha rivendicato il ruolo della memoria, quella che evita che le guerre si ripetano, «non quella – ha aggiunto - che celebra l’inizio della prima guerra mondiale, solo per fare soldi e vendere quattro salsicce». Diversi gli interventi ieri, sia di carattere storico, che socio-politico. Un plauso al Comitato per aver voluto ricordare questo luogo anche da parte del presidente dell’Aned, De Lucia e del presidente provinciale dell’Anpi, Spanghero, il quale posto l’accento sul valore della resistenza, di quella in armi e di quella civile, sulle piccole e grandi storie di cui ogni comunità del Friuli è custode.

Monica Del Mondo


Il Campo di aviazione della Prima Guerra Mondiale prima del Campo di Concentramento della Seconda Guerra Mondiale ubicato a Gris.

Gonars fu sede, durante la Grande Guerra, di uno dei numerosi campi d’aviazione realizzati dal Regio Esercito a ridosso del Fronte per  consentire l’attività di volo delle Squadriglie che componevano la neonata Aviazione Militare. Il campo, la cui denominazione era “di Gonars”, in quanto il comando del reparto che lo occupava aveva sede in paese, sorgeva in un’area nota con il toponimo Vieris, situata in buona parte sul territorio del limitrofo comune di Bicinicco. Vieris (plurale della forma friulana vieri), che in italiano significa “tenuti a maggese”, identificava una vasta area di terreni incolti a nord-ovest del paese compresa fra le strade che portano da Gonars a Gris (l’attuale strada provinciale n. 85) e da Gonars a Chiasiellis (strada sterrata). Le prime notizie certe di utilizzo dell’area dei Vieris da parte dell’aviazione risalgono al giorno in cui vi si trasferì la 4a Squadriglia da Ricognizione per Artiglieria (5 ottobre 1915). Silvio Scaroni, Sergente Pilota del sopraccitato reparto, ricorda così l’avvenimento: “Il 5 ottobre 1915, finalmente, la Squadriglia, colla rombante teoria di camions, vetture, vetturette giungeva nella sua sede di guerra, in Gonars, presso Palmanova, accolta con entusiasmo e con curiosità dalla popolazione”. Il campo, sede della 4a Squadriglia (poi 44a) e per alcuni mesi della 3a (poi 43a), rimase operativo per i successivi due anni di guerra, fino al suo abbandono in seguito alla ritirata di Caporetto (dagli archivi parrocchiali risulta che i primi austriaci siano entrati a Gonars alle 15:00 del 30 ottobre 1917). A differenza di quanto avvenne nel dopoguerra per altri campi di aviazione situati in Friuli, non si hanno notizie, per quanto concerne il campo di Gonars, di un impiego successivo all’ottobre 1917 né da parte dell’aviazione austro-ungarica né da parte italiana. L’unico utilizzo militare noto dei prati dei Vieris, oggi trasformati in una cava di ghiaia, risale alla seconda guerra mondiale con la costruzione di una sezione del campo di concentramento per internati civili sloveni e croati.

Dal Libro: Il Campo d'Aviazione di Gonars 1915-1917 di Fabio Franz